CITTÀ AL BUIO

Marzo 1, 2022 Off Di Archeologia del sottosuolo

Il fascicoletto sulla “protezione antiaerea” che si rende scaricabile è stato stampato nel 1940.

E, dato questo momento storico dove il buon senso e gli interessi economici prevalgono sulla salute del Popolo (ovvero di qualsiasi Popolo della Terra), si è pensato di rimetterlo “in circolazione”. Buona meditazione.

Divulgativo, ma abbastanza circostanziato, il fascicolo  CITTA’ AL BUIO  illustrava ai civili alcuni aspetti della guerra e nello specifico quella condotta mediante i bombardamenti aerei.

Ad esempio, prospettava in che cosa consistessero i sistemi destinati ad individuare gli aeroplani avversari, parlando quindi degli aerofoni.

Ovviamente si omette un dettaglio “stringente”: servivano a poco.

Si parla poi di oscuramento, di trincee coperte e di rifugi antiaerei (prendendo esempio da quelli inglesi).

Si tratta anche del “pericolo aerochimico”, ovvero del possibile impiego di aggressivi chimici mediante l’aviazione.

I così detti “gas di guerra” (che in realtà comprendevano gas, polveri e liquidi vescicanti) nel libretto vengono dati per impiegati nel 1915 e, implicitamente, dai Tedeschi. In realtà furono i Francesi ad impiegarli per la prima volta e già nel 1914 contro le truppe tedesche. Andavano così a disattendere quanto firmato nel 1907 alla Seconda Conferenza dell’Aia (Olanda), in cui si faceva esplicito divieto di utilizzare le “armi avvelenate”.

Infine, un paragrafo accenna alla guerra batteriologica.

In buona sostanza, dopo anni di indagini, abbiamo capito innanzitutto una cosa: i rifugi antiaerei italiani erano delle trappole mortali per i civili inermi, disinformati e sacrificabili.

Buona lettura.

G.P.

città al buio 1940