TARQUINIA: CISTERNA DEI MILANESI

Dicembre 21, 2020 Off Di Archeologia del sottosuolo

Denominazione: Cisterna dei Milanesi

Numero catastale: CA 01008 LA VT

Ubicazione: Pian di Civita

Cartografia: I.G.M. 142-1-NO; C.T.R. 354100 TARQUINIA NORD; Modus 1:2000 10/1983

Quota: 161 m s.l.m.

Unità geologica: Calcare di Tarquinia; Pliocene Inferiore e Medio

Operazioni condotte: esplorazione, rilievo planimetrico, servizio fotografico, svuotamento

Stato di conservazione: ottimo

Contesto: interna al così denominato “complesso sacro istituzionale” l’opera è stata rinvenuta nel corso degli scavi archeologici chiusa in fase con un pavimento del VI sec. a.C.

Avvertenze: le prime file di sassi del rivestimento potrebbero staccarsi

Interventi: consolidamento della bocca e ricollocazione delle lastre di pietra che la coronavano, tolte a seguito dello scavo archeologico.

Collocazione: situata all’interno degli scavi archeologici dell’Università di Milano, l’opera è chiusa da una grata mobile.

Forma: lo scavo ad asse verticale ha forma cilindrica regolare.

Destinazione: dato il terreno geologico e il rivestimento interno, si tratta di un’opera destinata alla conserva dell’acqua. E’ pertanto una cisterna propriamente detta, seppure non siano state rinvenute condutture di adduzione.

Queste potevano essere esterne, o rimanere subito al di sotto della corona di pietre calcaree e andate perdute o rimosse in fase di ristrutturazione dell’ambiente. Nell’asportare l’interro, soprattutto in corrispondenza della concavità terminale, si è costatato come il riempimento si appoggiasse ad un uniforme strato di argilla, di colore bruno e ancora discretamente plastica, applicato alla roccia, mediamente dello spessore di 2-3 centimetri, accentuato sul fondo. La parte terminale doveva essere stata rivestita di argilla, la quale col tempo si è distaccata dalla parete andando a sedimentarsi inglobando i tre massi che costituivano parte dell’interro.

Imboccatura: era presente una ghiera in lastre di pietra scistosa; attualmente ne è sprovvista e la parete è incamiciata con pietre per 0.95 m, proseguendo in roccia a vista.

Dimensioni: profondità all’interro 10.05 m, profondità totale 11.9 m; le dimensioni all’imboccatura sono 0.88×0.77 m, alla roccia 0.9×0.95, a 11.76 m dall’accesso sono 0.86×0.94 m.

Pedarole: ne presenta due ordini contrapposti, scavati nella roccia in modo evidente. Gli incavi sono posti a intervalli regolari compresi tra i 20 e i 30 cm.

Condotte: non ne sono state rinvenute.

Osservazioni: le pietre di rivestimento sono di piccola e media pezzatura e non conservano tracce di legante e il calcare della parete è compatto. Nel punto di contatto la roccia è leggermente rientrante andando a determinare una leggera gola. Il fondo era costituito da detrito fine, piccoli frammenti di roccia e argilla, in cui il sondino affondava liberamente per quasi mezzo metro. A seguito della disostruzione, il fondo si è presentato concavo e abbastanza regolare.

Note: nel corso degli scavi archeologici l’opera è stata rinvenuta chiusa con quattro lastre rettangolari di macco. Nell’agosto del 1994 è stata intrapresa l’operazione di svuotamento da parte dell’Ass. S.C.A.M. L’incamiciatura del pozzo è stata rivestita con un doppio strato di rete di plastica a maglie strette e fissata con tasselli a espansione e tiranti. Asportato il sedimento fine, l’interro è risultato essere composto da tre blocchi di pietra locale, sassi e argilla.