Le pietre dell’Arena di Milano

Febbraio 1, 2021 Off Di Archeologia del sottosuolo

L’Arena Civica è stata costruita con pietre e mattoni, elementi immediatamente visibili quando giriamo attorno e all’interno della grande struttura ellittica (N. 1). Ma balzano all’occhio innanzitutto i conci rettangolari di conglomerato, il noto Ceppo d’Adda.

N. 1. FOTO D’EPOCA DELL’ARENA CIVICA DI MILANO

 

Procediamo quindi un passo alla volta e diamo un’occhiata a quello che si dice in uno scritto del 1835.

«Quattordici secoli passarono prima che si pensasse ad erigere in Milano qualche nuovo anfiteatro. Solo sul finire del secolo XVIII fu per opera di un privato imprenditore eretto un vasto Circo di legno a fianco del Castello, ove si davano spettacoli di caccie dei tori, con cani o con fiere, e dove si alzò per la prima volta in un globo aereostatico l’infelice Blanchart. Disfatto questo miserabile anfiteatro, ne fu eretto uno provvisorio nell’anno 1803 dirimpetto al Castello, per eseguirvi le corse di bighe e di cavalli, in occasione della celebrata fondazione del Foro Bonaparte. Il modello di quell’anfiteatro era stato ideato dal valente Architetto il Cavaliere Canonica, e tanto piacque che due anni dopo ebbe l’incarico di erigerne uno stabile, che è quello di cui porgiamo il disegno nell’unita stampa [N. 2. N.d.A.]. Demolite le fortificazioni del Castello di Milano, si pensò di adoperare parte di que’ materiali per costruire il nuovo anfiteatro. Sollecitata l’opera dal Governo, furono impiegati nella nuova costruzione migliaja di soldati della guarnigione e specialmente quelli spettanti al Genio; cosicché in breve quel lavoro venne condotto a termine. Nel 17 giugno 1807 si dava già in esso il primo spettacolo pubblico»

(G. Saochi, L’Anfiteatro, o l’Arena di Milano, in Società degli Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell’Industria, Annali Universali di statistica, economia pubblica, storia, viaggi e commercio, Volume Quarantesimoterzo, Gennaio, Febbraio e Marzo, Tipografia Lampato, Milano 1835, pp. 67-68).

Osservando i lacerti delle bastionature cinquecentesche ancora presenti a Milano (di cui si parlerà in un nostro libro, prossimo ad uscire) possiamo immaginare che i conci di Ceppo d’Adda provengano proprio dalle demolite «fortificazioni del Castello di Milano», ma non solo. Si può ipotizzare che parte del materiale di reimpiego sia stato tratto anche dalla cortina bastionata esistente tra la fortificazione a pianta stellare della Fortezza Reale, la quale racchiudeva il medievale Castello di Porta Giovia, e il Bastione di Porta Volta, all’angolo nord-ovest della cinta.

In ogni caso ecco alcune foto scattate ai lacerti di cortine e bastioni milanesi (N. 3, 4 e 5), ma soprattutto al Bastione di Porta Romana (N. 6 e 7). Tali foto sono da paragonare poi al paramento murario dell’Arena (N. 8).

La parte decisamente interessante l’abbiamo però nel sottosuolo, dove le spallette dei canali ipogei a servizio dell’Arena presentano ben pochi conci di conglomerato, come riscontrato in Roggia Castello (N. 9 e 10). Difatti nel sottosuolo abbiamo una prevalenza di elementi di granito scolpiti a bugnato, chiaramente di reimpiego.

G.P.

 

 

N. 3. Tratto superstite della cinta a sud ovest.

 

N. 4. Resti di cortina bastionata.

 

N. 5. Resti di bastione.

 

N. 6. Bastione di Porta Romana.

 

N. 7. Dettaglio del paramento murario del Bastione di P.ta Romana.

N. 8. Impiego del conglomerato all’Arena.

N. 9. Roggia Castello

 

N. 10. Roggia Castello.