Casaforte Bozel a Villair (Morgex – Valle d’Aosta)

Agosto 20, 2022 Off Di Archeologia del sottosuolo

A Villair, frazione di Morgex, vi è un’antica fortificazione (Google Maps: Via de Bosè n. 47). Si tratta della Casaforte Bozel, oggi in precario stato di conservazione.

L’edificio è a pianta rettangolare, misura circa 9 x 7 m scarsi e ha i lati minori impostati in direzione N-NE – S-SO (per comodità di esposizione i quattro lati verranno indicati semplicemente con i relativi punti cardinali).

Innanzitutto l’aspetto attuale è frutto di riprese e modifiche, pertanto le fasi costruttive andrebbero attentamente analizzate anche dall’interno. A vista e dall’esterno balzano comunque all’occhio alcuni particolari, tenendo conto che accanto al lato ovest è stato addossato un edificio in pietra locale destinato a stalla e/o legnaia, probabilmente ai primi del XX secolo e forse sui lacerti di una precedente struttura; la base del lato sud è invece parzialmente occultata da una fatiscente struttura in elementi di cemento e lamiere e lungo il lato nord sono addossate tettoie in legno e lamiere. Stando a quanto riferito dall’attuale proprietario il tetto dell’edificio era a falda unica e in precario stato di conservazione, ma il nonno lo fece rifare a doppio spiovente e coprendolo con le beole. Il culmine del lato ovest è difatti costituito da un elemento in cemento su cui poggia una delle due falde del tetto.

La costruzione si presenta in pietrame grezzo, con elementi appena sbozzati, rari conci ben lavorati e con rari ciottoli anche di grandi dimensioni, il tutto disposto in corsi vagamente regolari. Gli elementi di maggiori dimensioni e più grossolani si trovano alla base, per un’altezza di poco meno di due metri. Altri elementi maggiori sono disposti a rinforzo degli angoli dove, in alcuni punti, vi sono pietre chiaramente lavorate. A circa 6 metri d’altezza si legge una sorta di marcapiano in lastre di pietra scistosa.

Veniamo ora ai dettagli, visibili esternamente, lato per lato, quasi tutti situati al di sopra del “marcapiano”.

– Lato sud: a qualche metro d’altezza spicca a sinistra un alto e stretto ingresso con gli stipiti in grandi conci ben squadrati di calcare, caricati alla sommità da un grande elemento triangolare della medesima genesi. Con ogni probabilità al di sopra vi era un apparato a sporgere su beccatelli, a difesa della porta. Alla destra abbiamo una bella bifora composta da quattro elementi di pietra calcarea poggianti su di un piano in lastre di pietra scistosa. Superiormente e al centro vi è una feritoia, mentre a lato destro e più in basso vi sono i probabili elementi a sporgere su beccatelli di una caditoia “a cassetta”. Francesco Corni disegna invece un’ampia finestra sotto la quale sporgono due elementi che dovrebbero rappresentare i sostegni aggettanti di un balcone (Francesco Corni, Segni di pietra. Torri, castelli e residenze della Valle d’Aosta, Strambino 2020, p. 232). La parte inferiore è coperta dalle già menzionate superfetazioni, ma è utile leggere quanto scrive Carlo Nigra, perché a piano terreno risulterebbe un ingresso; inoltre, nel suo disegno del 1938, la sommità dell’angolo sudovest era difesa da un apparato a sporgere (quindi non una semplice caditoia “a cassetta”) e l’ingresso superiore conservava «tracce della scala d’accesso al pianerottolo della porta 1° piano con scala a piuoli da essa» (Carlo Nigra, Castelli della Valle d’Aosta, Musumeci, Aosta 1974, fig. 240). Ancora a proposito dell’ingresso inferiore: «Accanto alla sottostante porta del vano interrato è incisa la data 1751 con la sigla I.D.G.» (Andrea Zanotto, Castelli valdostani, Musumeci Editore, Aosta 1980, p. 121).

– Lato ovest: verso l’alto si notano una “presa di luce” quadrangolare e una feritoia alta e stretta marcata lateralmente da elementi monolitici di pietra spaccata.

– Lato nord: alla sinistra abbiamo una bella bifora composta da quattro elementi di pietra calcarea poggianti su un piano in lastre di pietra scistosa, analoga alla precedente. A destra vi è una ben marcata feritoia mentre superiormente vi sono altre due feritoie, più piccole e interessate da un chiaro rifacimento della parete.

– Lato est: al di sopra del “marcapiano” e al centro della facciata vi è una bella bifora analoga alle precedenti, composta da elementi di pietra calcarea e due elementi di pietra grigia che parrebbero di reimpiego, poggianti su un piano in lastre di pietra scistosa. A destra abbiamo i resti di un apparato a sporgere analogo ai precedenti, con la differenza che il piano è composto da due spesse tavole di legno accostate con al centro un foro circolare, che lo inquadrerebbe come latrina; non si esclude che si tratti di una modifica a posteriori di un vero e proprio elemento difensivo. Al di sotto del “marcapiano” e alla sinistra abbiamo l’inserimento a posteriori di una finestra quadrata dotata d’inferriata, la cui cornice è in pietra grigia e composta da quattro elementi; potrebbe o precorrere o imitare le “finestre a croce” cinquecentesche tipiche della Valle. Al centro abbiamo una piccola e rozza feritoia e alla destra vi è una caditoia “a cassetta” su beccatelli situata a meno di due metri da terra.

La prima osservazione è che almeno fino al “marcapiano” si tratti di una struttura difensiva “a torre” decisamente antica. Dal “marcapiano” in su potrebbe trattarsi del rifacimento della parte andata in rovina o distrutta, ma occorrerebbe, come già detto, poter esaminare con attenzione l’interno prima di affermare qualche cosa di diverso dalle semplici impressioni. Gli elementi in fase tra loro e presupposti tali per via del medesimo materiale impiegato, sono l’ingresso e le tre bifore, tutte originariamente in pietra calcarea. In Valle d’Aosta di punti di luce “a bifora” ve ne sono vari esempi, ma non mi risulta che siano molti quelli in questo calcare “vacuolare”. Esempi di porte e finestre riquadrati in pietra si possono vedere in: Bruno Orlandoni, Architettura in Valle d’Aosta. Il Romanico e il Gotico. Dalla costruzione della cattedrale ottoniana alle committenze di Ibleto e Bonifacio di Challant 1000-1420, Priuli & Verlucca Editori, Ivrea 1995, pp. 233-250).

La finestra del lato est in pietra grigia è, come detto, un inserimento posteriore rispetto agli altri elementi, ma anche i conci verticali della soprastante bifora sono in identica pietra grigia: tali elementi potrebbero indicare la superata fase esclusivamente difensiva e soprattutto il restauro dell’edificio che era caduto in parziale rovina.

Casaforte Bozel a Villair (Morgex – Valle d’Aosta) lato est: Al di sotto del “marcapiano” e alla sinistra abbiamo l’inserimento a posteriori di una finestra quadrata dotata d’inferriata, la cui cornice è in pietra grigia e composta da quattro elementi; potrebbe o precorrere o imitare le “finestre a croce” cinquecentesche tipiche della Valle. Al centro abbiamo una piccola e rozza feritoia e alla destra vi è una caditoia “a cassetta” su beccatelli situata a meno di due metri da terra.

Veniamo alle caditoie “a cassetta” su beccatelli: fermo restando che quella superiore non è nata come latrina, quella inferiore è situata a meno di un metro da terra, pertanto inutile come elemento difensivo per il tiro piombante. Quest’ultimo dettaglio, unito all’osservazione del terreno circostante, lascia supporre che vi sia stato uno smottamento da nord in direzione sud, il quale ha comportato l’innalzamento della quota di campagna di 4-5 metri all’incirca. Potrebbe anche essere la causa dei vistosi cedimenti strutturali delle pareti est e nord. Ciò potrebbe spiegare anche l’innalzamento di un alto muro in cemento a una quindicina di metri a nord e sul quale è stato piantato un piccolo vigneto: probabilmente doveva e deve contenere le spinte del terreno che tende a scivolare per gravità.

L’attuale proprietario ha detto che suo padre stava lavorando a piano terreno quando si è aperto un piccolo buco nel pavimento e il palanchino che stava usando gli è scivolato di mano finendo nel vuoto sottostante. Il padre gli disse che l’attrezzo non si poteva recuperare e che sotto la torre correva una galleria segreta che da una parte giungeva al Castello de l’Archet di Morgex, mentre dall’altra arrivava al vicino Castello Pascal (o casaforte) di La Ruine (Morgex). Rimane lecito il pensiero che l’attuale piano terreno fosse in realtà il primo piano dell’edificio e il “passaggio segreto” altro non sia che l’effettivo piano terreno. A questo punto l’accesso a piano terra menzionato da Nigra sarebbe stato in realtà non a piano terreno, ma qualche metro più in alto. Rimarrebbe poi da considerare se nel sottosuolo, ovvero sotto l’effettivo piano terra, possa esistere un’opera di percorrenza, una semplice cantina, una cisterna, un pozzo per l’acqua oppure la semplice roccia che fa da basamento.

Carlo Nigra riporta un dettaglio interessante e proprio perché lo ha notato poco più di ottant’anni fa, prima che venissero costruiti il muro di contenimento e la palazzina che chiude la visuale diretta sul lato ovest: «Questa casa era circondata da una cinta di cui ora si conserva solo la porta. All’interno oltre al pianterreno essa aveva un primo e un secondo piano e forse anche un sotterraneo» (Carlo Nigra, op. cit., p. 108). Rimane da capire se esternamente vi fosse o meno un fossato di protezione.

La “Casaforte Bozel” era una sorta di casa-torre fortificata oppure si trattava di una torre con recinto, oppure di un vero e proprio castello di cui i lacerti si possono ancora rinvenire a qualche metro al di sotto dell’attuale quota di campagna?

In ultimo, a proposito di torri e “case-forti”, si possono ricordare le parole di Jean-Baptiste De Tillier: «On trouve rière le Mandement susdit plusieurs tours et maisons fortes de gentilhommes, dont les principales sont celles de l’Archet, de Rubilly, de Léaval, de la Ruine et de Bozel sur Morgex, du Chatelar, de Lecours, des Corsi, et de Passorio, autrefois des Boveti, à La-Salle, et encore du Chatelar à la Thuille, dont les familles sont à présent toutes entièrement éteintes et anéanties» (Jean-Baptiste De Tillier, Historique de la Vallée d’Aoste, manuscrit inédit de l’an 1742, Aoste 1887, p. 9).

 

Casaforte Bozel a Villair (Morgex – Valle d’Aosta) lato sud: a qualche metro d’altezza spicca a sinistra un alto e stretto ingresso con gli stipiti in grandi conci ben squadrati di calcare, caricati alla sommità da un grande elemento triangolare della medesima genesi

LATO SUD

 

Bibliografia citata:

– Francesco Corni, Segni di pietra. Torri, castelli e residenze della Valle d’Aosta, Strambino 2020.

– Jean-Baptiste De Tillier, Historique de la Vallée d’Aoste, manuscrit inédit de l’an 1742, Aoste 1887

– Carlo Nigra, Castelli della Valle d’Aosta, Musumeci, Aosta 1974.

– Bruno Orlandoni, Architettura in Valle d’Aosta. Il Romanico e il Gotico. Dalla costruzione della cattedrale ottoniana alle committenze di Ibleto e Bonifacio di Challant 1000-1420, Priuli & Verlucca Editori, Ivrea 1995.

– Andrea Zanotto, Castelli valdostani, Musumeci Editore, Aosta 1980.

 

Casaforte Bozel a Villair (Morgex – Valle d’Aosta) lato ovest e nord verso l’alto si notano una “presa di luce” quadrangolare e una feritoia alta e stretta marcata lateralmente da elementi monolitici di pietra spaccata

LATI OVEST e NORD

 

Casaforte Bozel a Villair (Morgex – Valle d’Aosta), lato nord: alla sinistra abbiamo una bella bifora composta da quattro elementi di pietra calcarea poggianti su un piano in lastre di pietra scistosa, analoga alla precedente. A destra vi è una ben marcata feritoia mentre superiormente vi sono altre due feritoie, più piccole e interessate da un chiaro rifacimento della parete.

LATO NORD

 

Casaforte Bozel a Villair (Morgex – Valle d’Aosta), lato est: al di sopra del “marcapiano” e al centro della facciata vi è una bella bifora analoga alle precedenti, composta da elementi di pietra calcarea e due elementi di pietra grigia che parrebbero di reimpiego, poggianti su un piano in lastre di pietra scistosa

LATO EST