Buco del Diavolo: accesso all’acquedotto ipogeo di Camerano (parte prima)

Dicembre 16, 2020 Off Di Archeologia del sottosuolo

Il Buco del Diavolo è l’accesso laterale allo specus di un acquedotto. Con questo toponimo, in apparenza così singolare, è da intendersi solo il tratto di cunicolo che è stato aperto, anche con un rilevante sbancamento esterno, su Fosso Boranico.

Però «data anche l’icasticità del toponimo, si usa ormai estendere tale denominazione anche all’intero specus riconosciuto tra il Fosso Boranico ed il Fosso della Tomba e in più tronchi contermini siti nel territorio di Camerano» (Casini A., Padovan G., Recanatini A., Riera I., Il Buco del Diavolo di Camerano (Ancona), in C.A.T., Atti del V Convegno Nazionale sulle Cavità Artificiali, Trieste 2002, pp. 185-200).

Verosimilmente utilizzato in epoca romana, presenta internamente evidenti rifacimenti, segno di un utilizzo prolungato nel tempo. Probabilmente l’opera era a servizio della città di Ancona.

Si ricorda che Ancona, nel I sec. a., diviene municipio e in seguito l’imperatore Marco Ulpio Traiano ne fa ampliare il porto militare. A ricordo rimane l’arco a un singolo fornice, eretto agli inizi del II secolo; parrebbe che il progetto sia di Apollodoro di Damasco. Di questo architetto civile e militare si ricorda il trattato di poliorcetica (vedere utilmente: Adriano La Regina -a cura di-, L’arte dell’assedio di Apollodoro di Damasco, Electa, Roma 1999).