Castelliere preromano a Ramponio (Monte Caslè – Como)

Dicembre 5, 2022 Off Di Archeologia del sottosuolo

Il Castelliere preromano di Ramponio (Monte Caslè – Como) è prossimo all’attuale confine con la Svizzera. Si tratta di un posto incantevole, purtroppo tutt’altro che valorizzato. Recenti indagini hanno messo in luce che nel territorio la presenza umana risalirebbe all’Età del Rame.

All’ingresso di quella che, speleologicamente parlando, si potrebbe definire “acropoli”, sono stati posti un paio di tabelloni illustrativi, con una accurata planimetria del 1906. Non si può sottacere come il tutto sia in linea con l’antichità del sito e la riprova è per l’appunto lo storico documento planimetrico del 1906, eseguito da Edoardo Berta e Antonio Magni, malauguratamente orfano di una planimetria attuale, realizzata magari con una stazione totale, per poter presentare visivamente un immediato confronto.

 

In uno dei due tabelloni si può comunque cogliere del modernissimo, ovvero dell’odierno senso dell’humor di attuali possibili o presupposti “archeologi” perché si legge:

«Il villaggio dell’Età del Bronzo. Il recinto individuato nel 1906 da Antonio Magni misurava m 165 x 100 circa, il muro, spesso dai 2 ai 3,5 metri, era stato costruito con blocchi di pietra calcarea cavati in posto, ed appariva più robusto e meglio conservato sul lato nord-ovest, forse per proteggere l’insediamento dai venti provenienti da questa direzione».

Ma costoro che scrivono, e per il cui lavoro magari sono stati pagati, non hanno studiato proprio alcunché d’insediamenti e di opere architettoniche difensive preistoriche? In un luogo d’altura cinto da aggere dichiarano che tale impianto architettonico “servisse forse per proteggere l’insediamento dai venti provenienti da questa direzione”!

dettaglio sul muro para vento

Inoltre, nel tabellone accanto, sono riportati ben altri dati:

«Storia delle ricerche. L’esistenza di resti archeologici sulla cima del Monte Caslè fu segnalata per la prima volta nel 1883 da Vincenzo Barelli, sacerdote e archeologo originario di Ponna, e dallo studioso americano J.B. Andrews. Nel 1906 Antonio Magni diresse i primi scavi nell’area e pubblicò sulla “Rivista Archeologica Comense” del 1915 i ritrovamenti».

Poi ci si chiede per quale motivo i giovani talenti archeologici italiani scappino dall’Italia. Occorre aggiungere altro?

In ogni caso ecco quanto è riportato nel prezioso lavoro dell’archeologo goriziano Antonio Radmilli, Archeologo di ben altra caratura, alla fine degli Anni Settanta del XX secolo:

«Ramponio-Verna (Val d’Intelvi, q. 1045; km 34 da Como). Scavi N. Degrassi 1952. Resti di Castelliere con residui di muraglie a secco in pietre e frammenti ceramici dell’età del Ferro. Materiali al Museo di Como [A. Magni, Riv. Arch. Como, 1915]» (Antonio Radmilli -a cura di-, Guida della preistoria italiana, Orientamenti, Sansoni Editore, Firenze 1978, p. 42).

Rimanendo un po’ più aggiornati si suggerisce la visione del sito web che argomenta l’importante castelliere, o meglio la vera e propria città preistorica con la vista diretta su due laghi: il Lario e il Lago di Lugano.

https://www.valleintelviturismo.it/index.php/it/cosa-fare/arte-e-cultura/237-il-casle-di-ramponio-verna

Nell’area vi sono anche un paio di massi erratici con tracce di coppelle. Uno in particolare è stato pubblicato nel N° 13 della nostra collana.

Basilico Roberto, Beltramelli Giovanni, Incisioni rupestri nell’Alto Lario, Hypogean Archaeology (Research and Documentation of Underground Structures) N°13, British Archaeological Reports International Series 2924, Oxford 2019.

Abstract. Nel territorio dell’Alto Lario, zona settentrionale del lago di Como, vi è una diffusa e importante presenza d’incisioni rupestri schematiche e figurative. I lavori d’indagine si sono svolti dagli Anni 80 con operazioni di ricerca sul territorio, documentazione grafica e fotografica, raccolta ed elaborazione dei dati. Il metodo seguito è stato finalizzato alla creazione di uno strumento di schedatura fruibile e utilizzabile a più livelli. Il lavoro presentato si articola in tre parti. La prima è un inquadramento dell’area con contributi sulla geologia, il territorio, la storia e la toponomastica. La seconda parte analizza il fenomeno delle incisioni rupestri in funzione delle teorie più significative e dei contributi apportati dalle principali discipline scientifiche coinvolte nello studio di questo fenomeno. Vengono inoltre presentate le linee guida utilizzate e le teorie interpretative espresse dagli studiosi, unitamente agli elementi riscontrati sul territorio. L’ultima parte del lavoro riguarda le schede di studio e l’elaborazione dei dati raccolti. Foto, planimetrie, tavole e rilievi.

Studio incisioni rupestri nell'Alto Lario