Il canale nella città d’acque

Febbraio 1, 2021 Off Di Archeologia del sottosuolo

Il canale è l’opera idraulica realizzata con lo scavo in superficie e lasciata con sponde e fondo naturali, ma anche rivestita in mattoni, conci e ciottoli.

In linea di massima abbiamo i seguenti tipi di canale:

canale navigabile, in quanto percorribile dai natanti;

canale di collegamento, che può unire tra loro due o più fiumi;

canale laterale, che viene scavato parallelamente ad un fiume nei suoi tratti non navigabili;

canale d’irrigazione, per il trasporto e la ripartizione delle acque attraverso i terreni destinati alle colture;

canale di drenaggio o di scolo o colatore, per la raccolta delle acque in eccesso nei campi irrigati;

canale di bonifica, per raccogliere le acque che defluiscono dai terreni bonificati o convogliare altrove le acque tendenti al ristagno;

canale di prosciugamento o di drenaggio, per convogliare le acque stagnanti di un terreno basso, umido o paludoso per prosciugarlo e renderlo adeguato alla coltivazione.

canale di alimentazione o di scarico destinato a usi industriali negli impianti idroelettrici, nelle cartiere, negli stabilimenti siderurgici, chimici, etc.

 

A Milano chi ha scavato i primi canali? Generalmente si dice che questi siano stati costruiti dai Romani, dopo l’occupazione della città. In realtà occorrerebbe andare un po’ più indietro nel tempo e pensare ai Celti Insubri che fecero della città la loro capitale.

Opere assai interessanti sono i fossati scavati attorno ai castelli o alle fortificazioni bastionate, nonché attorno a città cinte da mura, come a Milano, alimentati dall’acqua dei canali. Queste opere garantivano una buona difesa perché impedivano l’immediato approccio al perimetro difensivo soprattutto da parte delle macchine ossidionali e rendevano problematico lo scavo delle mine.

Sovente il canale nasce privo della copertura e solo successivamente viene voltato per motivi generalmente legati a fattori igienici, di viabilità, o semplicemente perché non è più necessario e s’intende sfruttarlo come condotto fognario.

Se in varie città sono presenti canali artificiali destinati prevalentemente alla difesa e in subordine allo smaltimento dei rifiuti organici e alla viabilità, con l’espansione del tessuto urbano essi vengono “relegati” nel sottosuolo in quanto perduta la funzione difensiva limitano il traffico urbano e rimangono pericolosi veicoli d’infezione perché non sempre adeguatamente manutenzionati e ripuliti dai fanghi.

Leggendo gli studi di Felice Poggi e la sua tabella “Stato dei Canali d’acqua scorrenti in Milano verso il 1888 entro il perimetro del Piano regolatore” vediamo che elenca ben 124 canali per uno sviluppo totale di poco superiore ai 150 chilometri. Nel territorio metropolitano sono pochi i canali ancora a cielo aperto e questi superstiti andrebbero tutelati con maggiore attenzione.

 

Acqualunga.

 

 

Ph. Colombi, 1929.

 

 

 

Testo di riferimento:

Roberto Basilico et alii, Italian Cadastre of Artificial Cavities. Part 1. (Including intyroductory comments and a classification), Hypogean Archaelogy, British Archaeological Reports, International Series 1599, Oxford 2007.